Rifiuti della centrale nucleare di Trino Vercellese. Nuova contaminazione radioattiva a Saluggia

Nuova contaminazione radioattiva accanto al comprensorio nucleare di Saluggia, in provincia di Vercelli, che custodisce combustibile irraggiato proveniente dalle centrali nucleari di Trino Vercellese e di Garigliano.

L’Arpa Piemonte ha reso noto ieri di aver trovato nel sottosuolo Cesio 137 e Cobalto 60.

La contaminazione non rappresenta alcun pericolo per la popolazione, sottolinea l’Arpa. La sostanza comunque è che un tubo perde roba radioattiva. E la Dora Baltea scorre a circa 200 metro di distanza.

Del complesso di Saluggia fanno parte l’impianto Eurex-SO.G.I.N. all’interno del Centro ricerche dell’ENEA (ora è chiuso; effettuava il ritrattamento di elementi di combustibile irraggiato), il Complesso Sorin (produzione di preparati farmaceutici che contengono radioisotopi a breve tempo di dimezzamento e deposito temporaneo di rifiuti radioattivi solidi di II categoria) e il Deposito Avogadro.

Il Deposito Avogadro contiene in una piscina 164 elementi di combustibile nucleare irraggiato, cioè quello scaricato dalle centrali nucleari. Di essi, 101 provengono dalla centrale nucleare di Trino Vercellese e 63 dalla centrale nucleare del Garigliano, situata a Sessa Aurunca (Caserta).

L’Arpa Piemonte parla di perdite lungo la condotta di scarico che esce dal complesso. Dice che i radionuclidi rilevati – Cesio 137 e Cobalto 60, appunto – e il rapporto tra le loro concentrazioni portano “a ricondurre la contaminazione agli scarichi di effluenti liquidi del deposito Avogadro”.

La contaminazione è debole, rileva ancora l’Arpa, di poco inferiore “al valore soglia relativo al limite per la non rilevanza radiologica”, e una persona che trascorresse tutti i 365 giorni dell’anno nel luogo contaminato riceverebbe “una dose da esposizione molto inferiore al limite di legge“. Però la stessa Arpa nota: “Tuttavia è opportuno sottolineare che si tratta di una esposizione indebita”.

Lo strato contaminato si trova ad un paio di metri di profondità. Secondo l’Arpa è “scarsamente probabile” che la contaminazione si estenda ulteriormente verso il basso, mentre le radici delle colture sono molto più superficiali.

Nulla di preoccupante dunque? Usa toni meno tranquillizzanti l’onorevole Ermete Realacci (Pd), annunciando un’interrogazione parlamentare. Egli parla di “una contaminazione piuttosto rilevante che interessa un considerevole tratto di terreno, anche coltivato, e rischia di compromettere le falde idriche”.

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