Nucleare italiano, ma quanto ci costi?

Era il 1987 quando il popolo italiano, con lo strumento del referendum, disse no al nucleare in Italia.

A seguito di quella decisione, nel 1999, fu creata la Sogin , società che ha come missione lo smantellamento delle ex centrali nucleari italiane.

Ebbene dopo un quarto di secolo, come conferma il consiglio di amministrazione della Sogin nelle linee guida del piano industriale 2008-2012, che più o meno ricalca quelle del 2007-2011, l’obiettivo è ancora quello dell’attività di dismissione delle ex centrali (decommissioning) e la riduzione dei costi di gestione.

Annunciando una previsione sull’avanzamento medio dello smantellamento delle ex centrali, che raggiungerà il 51% fra quattro anni, la Sogin si prefigge anche l’obiettivo di ridurre i costi esterni di funzionamento (nel 2007 sono stati pari a 36,2 milioni di euro), facendoli scendere a 27,5 milioni nel 2012 con una riduzione del 7% annuo.

Domanda: ma gli italiani che hanno detto no al nucleare e che stanno pagando i milioni di euro spesi pressochè inutilmente dalla Sogin in tutti questi anni, dovranno pagare contemporaneamente anche i costi delle nuove centrali nucleari annunciate dal nostro primo ministro durante l’inaugurazine del rigassificatore di Rovigo?

Ma davvero vogliono farci credere che il fotovoltaico è ancora troppo oneroso per risolvere i problemi dell’energia?

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