In attesa di esaminare domani il ricorso presentato da molte Regioni, la Corte Costituzionale ha bocciato una parte sostanziale del decreto legge che sanciva il ritorno dell’Italia al nucleare. E’ stato disintegrato nel silenzio totale dei maggiori media.

La sentenza è la numero del 9 giugno 2010. Essa ha cancellato, in quanto incostituzionale, il quarto articolo della legge numero 102 del 3 agosto 2009: il ritorno al nucleare, appunto.

Il nodo dell’incostituzionalità, tagliando con l’accetta: si è fatto per l’atomo un provvedimento urgente (un decreto legge, un pacchetto anti-crisi e per lo sviluppo) affidandone l’esecuzione a capitali privati, che sono per natura incerti: è una cosa inconciliabile con l’urgenza stessa.

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Due novità dal cantiere di Olkiluoto, in Finlandia, dove viene costruita una centrale nucleare Epr “gemella” di quelle che si vogliono realizzare in Italia.

Primo: confermato ufficialmente un altro ritardo di sei mesi. Il tempo di costruzione previsto è ormai raddoppiato (e i costi nel frattempo sono stra-lievitati).

Secondo: le modifiche proposte all’architettura strutturale del reattore non sono sufficienti a sciogliere il nodo principale relativo alla sicurezza dell’impianto. E scusate se è poco. 

I ritardi, innanzitutto. La società nucleare finlandese Teollisuuden Voima aveva già messo in conto questi ulteriori sei mesi. La francese Areva, che sta costruendo il reattore, li ha ammessi solo ora: e questa è la prima novità. E’ dunque stra-confermato che la centrale nucleare non potrà entrare in funzione prima della fine del 2012.

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Oggi, sabato primo maggio, comincia la raccolta di firme per il referendum richiesto da Italia dei Valori contro il ritorno al nucleare.

Personalmente, avrei preferito il referendum contro il nucleare promosso dal comitato di associazioni che aveva tentato di coagularsi on line. Ma dal febbraio scorso è tutto fermo, compresa la pagina Facebook dell’iniziativa. E allora…

Il Wwf Italia invita a firmare per il referendum contro il nucleare, pur specificando che avrebbe preferito se l’iniziativa fosse venuta dalla società civile anzichè da un partito politico. Greenpeace Italia non si è ancora pronunciata.

Invita ad andare a firmare anche Legambiente. Ha paura però che venga a mancare il quorum dei votanti e che il referendum abbia un effetto boomerang. Contrario invece il Pd, per bocca del senatore Realacci: teme, dice, che venga a mancare il quorum e che il fallito referendum legittimi il nucleare.

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Berlusconi vuol convincere gli italiani che i reattori nucleari Epr di prossima costruzione sono sicuri. Per questo sono in arrivo spot sulla Rai. Il Presidente del Consiglio lo ha ribadito proprio nell’anniversario del disastro di Chernobyl.

Menomale che in altre circostanze ci siamo sentiti dire: le tv non spostano l’opinione pubblica, le tv non spostano un voto.

Spot o non spot, le autorità per la sicurezza nucleare dei Paesi dove sono in costruzione reattori francesi Epr (di funzionante, non ce n’è ancora nessuno) hanno sollevato problemi molto seri.

Questi problemi riguardano (oltre ai i tubi) soprattutto l’interconnessione strutturale dei sistemi di controllo e di sicurezza.

Significa che se si guasta il primo, il secondo può andare ko. Proprio nel momento in cui dovrebbe rendersi utile.

Se questo problema non verrà risolto (e per farlo bisognerebbe modificare l’architettura concettuale del reattore) La Gran Bretagna medita di bloccare la costruzione dei previsti reattori Epr.

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Obama come Bush sui biocarburanti, Obama peggio di Bush sull’energia nucleare.

La settimana prossima annuncerà prestiti pari a 18,5 miliardi di dollari per la costruzione di due reattori a Burke, in Georgia.

Sono i primi negli Stati Uniti da almeno trent’anni a questa parte. In un futuro prossimo, pare, ci saranno ulteriori finanziamenti statali all’energia nucleare. Sì, perchè senza l’intervento dello Stato…

Le garanzie federali sono considerate essenziali per la costruzione degli impianti, dal momento che essi comportano enormi investimenti, ha detto ad Associated Press un anonimo funzionario governativo.

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Quale sarà il costo dell’energia elettrica dopo il ritorno al nucleare contestato e pericoloso? Avrà più o meno il prezzo delle patate, dice il Governo.

Per niente. Sarà ben più cara di ora se si prendono come punto di riferimento le valutazioni di Citigruoup, la più grande azienda di servizi finanziari nel mondo, relative ai costi e ai rischi degli investimenti nelle centrali nucleari.

Ora l’energia elettrica costa circa 65 euro per megawatt. Che l’energia nucleare costerà come le patate, o giù di lì, l’ha detto l’altro giorno il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, a margine del convegno sul nucleare organizzato dall’Enea.

L’Ansa registra la sua dichiarazione: nel momento in cui le centrali nucleari funzioneranno a regime in Italia, il costo dell’energia potrà scendere a 40 euro per megawatt. Il costo, ha spiegato, viene calcolato sulla base dell’impianto di finanziamento, a 40 anni, da parte delle banche.

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Pochi giorni fa il Governo ha indicato i criteri per l’ubicazione delle centrali nucleari. Chi se le ritroverà vicino a casa, sappia che costituiscono un rischio per la salute.

Aumentano le leucemie e i casi di cancro, almeno nei bambini. Non c’è bisogno di incidenti: capita attorno a tutti gli impianti, anche quando funzionano benissimo.

Lo dice la rivista scientifica Enrvonmental Health, che ha ripreso ed esaminato tutti gli studi effettuati in materia, ipotizzando anche quale potrebbe essere la causa.

L’articolo di Enrivonmental Health è stato pubblicato in settembre. Fra le ricerche che esso considera, è particolarmente famosa quella del 2008 commissionata dal Governo tedesco e conosciuta come KKK (Kinderkrebs in der Umgebung von KernKraftwerken, cioè “Cancro nei bambini nelle vicinanze degli impianti nucleari”).

La ricerca tedesca mostrava un significativo aumento di cancro (più 54%) e leucemie (più 76%) nei bambini con meno di 5 anni nel raggio di 15 chilometri dalle centrali nucleari.

Esistono anche ricerche molto più tranquillizzanti ed altre che hanno mostrato risultati analoghi. Tutte sono state prese in esame dall’articolo.

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Nuova contaminazione radioattiva accanto al comprensorio nucleare di Saluggia, in provincia di Vercelli, che custodisce combustibile irraggiato proveniente dalle centrali nucleari di Trino Vercellese e di Garigliano.

L’Arpa Piemonte ha reso noto ieri di aver trovato nel sottosuolo Cesio 137 e Cobalto 60.

La contaminazione non rappresenta alcun pericolo per la popolazione, sottolinea l’Arpa. La sostanza comunque è che un tubo perde roba radioattiva. E la Dora Baltea scorre a circa 200 metro di distanza.

Del complesso di Saluggia fanno parte l’impianto Eurex-SO.G.I.N. all’interno del Centro ricerche dell’ENEA (ora è chiuso; effettuava il ritrattamento di elementi di combustibile irraggiato), il Complesso Sorin (produzione di preparati farmaceutici che contengono radioisotopi a breve tempo di dimezzamento e deposito temporaneo di rifiuti radioattivi solidi di II categoria) e il Deposito Avogadro.

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Non solo costi stratosferici. Presentano seri problemi di sicurezza le centrali nucleari Epr come quelle che si vogliono realizzare in Italia: è necessario rivederne un caposaldo progettuale. Ce li hanno spacciati come gioiellini di terza generazione…

Le autorità nazionali di Francia, Finlandia e Gran Bretagna, i Paesi europei che stanno realizzando o prevedono di realizzare centrali nucleari Epr, hanno pubblicato un comunicato congiunto. Rilevano che i sistemi di controllo e di sicurezza sono interconnessi: invece il secondo deve essere in grado di funzionare quando il primo va Ko.

Produce i reattori Epr la compagnia francese Areva, controllata dallo Stato. Oltre ai due che sta costruendo in Cina, ne sta realizzando uno in Francia a Flamanville: L’Enel collabora con una quota del 12%; il quotidiano francese Le Monde ha rivelato qualche tempo fa che nel cantiere di Flamanville vengono formati tecnici italiani in vista della costruzione degli Epr in Italia.

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Era il 1987 quando il popolo italiano, con lo strumento del referendum, disse no al nucleare in Italia.

A seguito di quella decisione, nel 1999, fu creata la Sogin , società che ha come missione lo smantellamento delle ex centrali nucleari italiane.

Ebbene dopo un quarto di secolo, come conferma il consiglio di amministrazione della Sogin nelle linee guida del piano industriale 2008-2012, che più o meno ricalca quelle del 2007-2011, l’obiettivo è ancora quello dell’attività di dismissione delle ex centrali (decommissioning) e la riduzione dei costi di gestione.

Annunciando una previsione sull’avanzamento medio dello smantellamento delle ex centrali, che raggiungerà il 51% fra quattro anni, la Sogin si prefigge anche l’obiettivo di ridurre i costi esterni di funzionamento (nel 2007 sono stati pari a 36,2 milioni di euro), facendoli scendere a 27,5 milioni nel 2012 con una riduzione del 7% annuo.

Domanda: ma gli italiani che hanno detto no al nucleare e che stanno pagando i milioni di euro spesi pressochè inutilmente dalla Sogin in tutti questi anni, dovranno pagare contemporaneamente anche i costi delle nuove centrali nucleari annunciate dal nostro primo ministro durante l’inaugurazine del rigassificatore di Rovigo?

Ma davvero vogliono farci credere che il fotovoltaico è ancora troppo oneroso per risolvere i problemi dell’energia?